Psicologia dello Sport

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[vc_row css=”.vc_custom_1586961731708{margin-top: 0px !important;border-top-width: 0px !important;padding-top: 0px !important;}”][vc_column][vc_column_text]Nel praticare uno sport c’è una ricerca costante di equilibri: da quelli del corpo nello spazio, al mantenimento della motivazione, al raggiungimento di un obiettivo, al gestire l’ansia da prestazione. Tutte esperienze raggiungibili attraverso il rilassamento e l’abilità di visualizzazione.

Queste dinamiche rientrano nella psicologia dello sport.

Armonizzare corpo e mente: la psicologia dello sport

In ogni partita, performance, sfida agonistica, sono presenti due aspetti: uno che riguarda il manifesto, l’esteriore, e l’altro che riguarda il dialogo interiore.

Il “gioco esteriore” è quello in cui si compete con un avversario esterno, con l’ostacolo da superare, con il cronometro; il gioco interiore è quello che avviene nella mente dello sportivo, dove si ha a che fare con concentrazione, nervosismo, dubbio e disapprovazione

La partita principale non è quella che si gioca per migliorare la prestazione fisica o raggiungere l’obiettivo, ma quella che giochiamo con noi stessi!

Vediamo da vicino cosa accade nella nostra mente quando siamo in una tensione sportiva per raggiungere una mèta.

Psicologia dello sport: Io, Me e Me stesso

La prestazione fisica è la conseguenza di un allenamento che poggia su alcune spinte e/o interferenze, ovvero le abitudini della mente. Queste, molto spesso, sono intrusive ed interferenti con i nostri scopi, ci impediscono di raggiungere davvero i nostri obiettivi. 

E’ interessante notare come spesso uno sportivo parli a se stesso, rinforzandosi positivamente o negativamente. Chi parla a chi?

Io parla a me stesso. L’Io si pone come la parte razionale che giudica, critica si complimenta, valuta, rimprovera. Tutto questo nei confronti di un altra parte di noi, quella che agisce, quella che lavora, si allena, soffre chiamiamola Me .

Io è consapevole e Me ha le capacità naturali. Io dice … me fa.

Spesso, Io non ha fiducia in Me e interviene con il controllo, occupando tutto lo spazio della mente. Verosimilmente, quando Io si distrae dal compito, lascia spazio a Me Stesso e molto spesso raggiunge l’obiettivo. 

Cosa succede?

Facciamo un esempio. Quando giocano, i bambini non fanno finta: la loro mente ed il loro corpo insieme sono l’esploratore, il motociclista o il dottore… sono un tutt’uno con l’esperienza e il personaggio. Il bambino è spontaneo e creativo, non si sforza. La mente non gli dice cosa deve fare o come, lo fa e bastaLa mente dei bambini è presa, concentrata su quello che sta vivendo, non sull’errore.

La mente, attraverso l’Io, è portata a semplificare, a ridurre le sue conclusioni con giusto/sbagliato, giudica un evento, poi gruppi di eventi, fino a farci identificare con bene/male. Trasformando, ad esempio, un evento non riuscito in un tratto negativo. In questo modo, i messaggi che l’Io manderà al Me stesso saranno: “hai sbagliato, fai attenzione, non ripetere l’errore”… Questi messaggi si trasformeranno in aspettative e in profezie che si realizzano da sole. Me stesso inizierà a comportarsi secondo tali aspettative, assumendo il ruolo, ormai dato per certo d’incapace, lasciando nascoste le capacità reali e il loro potenziale. Minando la sicurezza naturale di Me stesso.

Come si fa a sviluppare un giusto atteggiamento mentale e ad avere maggior fiducia in sé stessi?

Prestare attenzione alla voce interiore, significa valutare le dinamiche interne ed intervenire attraverso la concentrazione rilassata. Questa risulta essere più di ogni altra l’abilità necessaria al raggiungimento dei propri obiettivi. 

L’arte della concentrazione rilassata

L’armonia tra Io e me stesso si ha quando la mente è calma e focalizzata.

Sentire integrati mente, corpo e mèta. In questo modo, aumenta la fiducia in sé stessi e la sicurezza negli aspetti acquisiti inconsapevolmente.

Imparare ad osservare senza giudicare quel che sta accadendo

Quante cose il nostro corpo fa senza l’intervento della nostra mente cosciente e razionale!

Vediamo ad esempio le informazioni teoriche nell’insegnare a nuotare in piscina:

  • mettiti a bordo piscina;
  • datti una spinta con gli arti posteriori tale che la curva per entrare in acqua sia più verticale che orizzontale;
  • rappresenta l’asse simmetrica del tuo corpo in modo che alla spinta della gamba destra corrisponda la spinta del braccio sinistro e viceversa;
  • fai attenzione alla coordinazione del collo perché quando la tua bocca è parallela a pelo dell’acqua puoi inspirare, perpendicolarmente al pelo dell’acqua puoi espirare.

Alla fine, i muscoli devono cooperare l’uno con l’altro. Le gambe si muovono, così come le braccia, caricando velocità mantenendo il corpo in armonioso equilibrio.

Quanto sa fare il nostro corpo in modo istintivo sperimentando l’immersione in acqua?

Tanto più è istintivo se non interferisce la mente razionale, che pretende di dirigere piuttosto che lasciare che il corpo sperimenti. Il nostro corpo è uno strumento grandioso.

Una lunga lista di competenze si associano al movimento e all’allenamento:

  • gestire le emozioni;
  • migliorare l’autostima;
  • allenare l’attenzione;
  • porsi obiettivi adeguati;
  • migliorare la gestione psicofisica;
  • allenare il dialogo interno.

La prestazione spontanea è possibile solo quando la mente è calma e può sentire il corpo. Insieme, troveranno il modo di continuare a superare i propri limiti, utilizzando le capacità intuitive degli emisferi destro e sinistro del cervello.

Oltre alla tecnica, come si fa a sviluppare una giusta disposizione mentale, lasciando spazio alla fiducia in sé stessi?

Questo atteggiamento mentale è caratterizzato dal fatto che la mente razionale è tanto concentrata e focalizzata che è silenziosa, semplicemente osserva ciò che accade senza giudizio.

Una mente concentrata non ha il tempo per pensare a come si stia comportando il corpo o a come si fanno le cose, impara a riconoscere in sé le sue infinite potenzialità, scopre un modo di essere nel quale le risorse sono più importanti dei limiti.

Calmare la mente significa lasciar andare pensiero, calcolo, giudizio, preoccupazione, paura, speranza sforzo, rimpianto, controllo, agitazione o distrazione. La mente è silenziosa quando è ferma nel qui ed ora, agente ed azione sono un tutt’uno. 

Abbandonare il giudizio.

Non vuol dire ignorare gli errori, ma vedere gli eventi per quello che sono, senza aggiungere nulla, né giusto né sbagliato. “Sbagliato” sarà accompagnato da rabbia, delusione, frustrazione e scoraggiamento, reazioni emotive che portano rigidità sia mentale che fisica, condizionando la fluidità che guida il corpo e la mente verso l’obiettivo.

E’ necessario allenarsi a non dare ascolto al giudizio positivo o negativo. Giudicare implica pensare. Se un’azione viene giudicata sbagliata, il pensiero che segue è “cosa ho sbagliato”; la conseguenza è quindi “come correggo l’azione?”. Subentra così il controllo e la mente razionale si dissocia da quella intuitiva. Ugualmente, se l’azione è corretta si cercherà di capire come è avvenuta e cosa fare per ripeterla. In questo modo i muscoli del corpo s’irrigidiranno, le azioni diventeranno meno fluide e più stereotipate.

Anche dietro ai complimenti si nascondono le critiche, poiché manipolano il comportamento tentando di controllarlo portandolo verso l’approvazione e lontano dalla disapprovazione.

Imparare ad avere fiducia in sé stessi imparando tanto dai successi quanto dagli insuccessi.

Gli errori dovrebbero essere visti come una parte importante del processo di sviluppo, in modo naturale. Le attribuzioni di valutazioni negative inibiscono, interferendo con lo sviluppo innato dell’imparare. Porsi nella condizione di “studente” è una modalità privilegiata, poiché si ha il diritto all’errore. Significa poter stare nella possibilità di sbagliare perché si sta imparando. Guardare e accettare le cose per come sono in quel momento, con l’assenza del giudizio personale, permetterà d’intervenire con un cambiamento veloce e naturale.

Essere consapevoli delle proprie prestazioni senza giudizio è fondamentale per sviluppare la capacità di non subire l’ansia. Naturalmente, non tutte le osservazioni sono dei giudizi. L’osservare senza giudicare permette di avere la consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti del momento e di perseguire l’apprendimento naturale e soprattutto incrementa la fiducia in sé stessi.

Imparare ad avere un’immagine quanto più possibile chiara dei risultati desiderati.

Chiudete gli occhi e visualizzate la performance. Fatelo diverse volte, ripercorrete con la mente l’immagine fino a quando riuscirete a raggiungere l’obiettivo. In questo modo, state dando indicazioni al vostro corpo per fare quello che serve. Fidatevi del vostro corpo e lasciate che lo faccia. Lasciate andare ogni pensiero e/o emozione riguardante successo o insuccesso. Rimanete nella consapevolezza della vostra méta e interessati oggettivamente ai risultati ottenuti. Immaginate la performance per come la vorreste. L’immagine deve essere precisa, chiara in ogni suo particolare. Immaginate tutti i dettagli possibili, percorrete attraverso immagini mentali dall’inizio alla fine della performance: quello che vedete intorno a voi, i rumori che sentite, la temperatura, gli odori, la percezione del vostro corpo, tutte le sensazioni, identificatevi intimamente con ciò che avete immaginato. Lasciate che il vostro corpo agisca da sé, osservate senza giudicare. Più fiducia date al vostro corpo più lui si avvicinerà all’immagine desiderata. 

Imparare a concentrarsi.

Riusciamo davvero a “lasciarci andare” quando permettiamo al “me stesso” di esprimersi attraverso il corpo; è in questo momento che si sperimenta un esaltante senso di rilassamento.

Purtroppo, siamo talmente abituati al controllo che, anche dopo che ci siamo riusciti la nostra mente cerca di capire come abbiamo fatto.

Restare sul “qui”:

Imparare a focalizzarsi su un particolare è il segreto per distrarre la mente, per mantenerla sul qui ed ora.

Centrarsi su un particolare e seguirne il ritmo: può essere la cadenza del passo, il respiro, il movimento dello strumento che si sta usando. In questo modo la mente è coinvolta e non andrà oltre al “qui”, e rimanendo rilassati i muscoli non si irrigidiranno. 

Per uno sportivo ascoltare il suono del suo ritmo, vuol dire creare una connessione speciale tra la mente ed il corpo.

Restare sull’”ora”:

Sintonizzarsi sul presente. La mente corre veloce verso i “se”: E se non riesco? faccio peggio di ieri? se non mi riposo abbastanza? e se poi? 

L’energia che ci serve “ora” si “spalma” al poi, dopo, domani, in futuro …

Per abbandonare questa abitudine bisogna allenare la mente a stare sul presente riportandola delicatamente al suo posto

Diventare più consapevoli del presente. 

La concentrazione rilassata sembra farci vivere il tempo come fosse più lento e ci rimanda ad una sensazione di un presente più nostro, siamo nel nostro tempo e nel nostro spazio.

Per gestire l’ansia e rifocalizzarsi è utile concentrarsi sul respiro. L’ansia è la paura di quello che può succedere nel futuro e si verifica solo quando la mente lo può immaginare. Il respiro riporta nel qui ed ora. 

Questi vissuti, una volta raggiunti sono davvero speciali. Le sensazioni tra la mente ed il corpo sono in questo modo sovrapponibili, la mente è dov’è il corpo ed il corpo è dov’è la mente. Non vi state giudicando né positivamente né negativamente, state vivendo a pieno quel momento, in completa armonia ed equilibrio.[/vc_column_text][vc_separator][vc_column_text]Se hai bisogno di un sostegno psicologico, sono disponibile per le consulenze telefoniche oppure online. Qui trovi tutti i miei recapiti.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]