[vc_row][vc_column][vc_column_text]Intergender, Genderqueer, Gay, Lesbica, terzo sesso, Transgender, Pansessuale, Asessuale, Questioning, Cisgender, Bisessuale, Omosessuale, Intersessuale, LGBT
Cos’è l’identità di genere?
L’identità di genere è riferita al vissuto personale di sentirsi appartenere ai generi femminile, maschile o ad entrambi, in modo ambivalente, oppure il non sentire di definirsi nel sistema binario maschio/femmina.
La società umana fornisce da sempre agli individui le informazioni e le norme che la collettività condivide, per essere adeguati ai costumi di quella società in cui la persona è inserita. È sufficiente rispettare norme e regole di convivenza.
Queste informazioni costituiscono l’educazione. Lo scopo dell’educare è riuscire a far adattare l’individuo a quella semi-felicità che il gruppo tollera. Quindi, la finalità dell’educazione non è quella di sostenere l’individuo verso la sua realizzazione, non è dare la libertà di realizzare il progetto insito in lui, ma di far in modo che la persona sia inserita in modo coerente all’interno dei principi di base della comunità di appartenenza. In tal modo, i “copioni” interpersonali e quelli intrapsichici possono percepirsi diversi.
Naturalmente, questo riguarda anche la sessualità.
Anzi, la sessualità è da sempre minacciata e sottoposta a disapprovazione. È spesso oggetto di tabù, ovvero la proibizione relativa a certi comportamenti e consuetudini. In effetti, basta leggere i termini in capo all’articolo per provare un po’ di ansia!
Partiamo dal concetto di identità sessuale:
L’identità sessuale è un costrutto multidimensionale poiché, per rispondere all’identità sessuale, bisogna anzitutto rispondere alle seguenti domande:
“Qual è il mio sesso biologico?”, “Qual è la mia identità di genere?”, “Qual è il mio ruolo di genere?”, “Qual è il mio orientamento di genere?”.
Ora, proviamo a formulare meglio queste domande:
“Qual è il mio sesso biologico”: “Quale sento essere la mia identità di genere? Quale sento essere il mio ruolo? Quale sento essere il mio orientamento?”.
Facciamo un po’ di chiarezza tra sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale.
Qual è il mio sesso biologico?
Il sesso biologico è determinato dai cromosomi xx per la femmina e xy per il maschio, dalla presenza di gonadi maschili o femminili e di organi anatomici che, negli animali, producono i gameti ovvero le cellule riproduttive. Le gonadi femminili si dicono ovaie, producono gli ovociti; quelle maschili sono dette testicoli e producono gli spermatozoi. Gonadi ed organi esterni dovrebbero coincidere con il sesso biologico.
Qual è la mia identità di genere?
L’identità di genere è riferita al vissuto personale di sentirsi di appartenere al genere femminile, maschile o in modo ambivalente ad entrambi. A tal proposito, sono state definite le seguenti denominazioni:
- Cisgender: nato femmina, si sente a proprio agio, si riconosce, si sente in sintonia con il proprio genere biologico. Sente di avere un’identità di genere femminile. Nato maschio si sente in sintonia con il proprio sesso biologico;
- Transgender: il sesso biologico non corrisponde con il suo sentire, non si riconosce in quella identità di genere (è un concetto più ampio che include quello di transessuale). È il termine che identifica tutti coloro che assumono un’identità di genere diversa da quella attribuita loro alla nascita;
- Transessuale: il sesso biologico non corrisponde con il vissuto della persona, la quale sente invece di appartenere al sesso opposto. All’interno di questa comunità ci sono spesso individui che intervengono chirurgicamente per attribuirsi una coerenza tra il proprio corpo e la percezione che hanno di esso;
- Genderqueer: persone che non si identificano e non si riconoscono all’interno delle categorie maschio/femmina. Ritengono che l’identità di genere sia l’espressione di uno spettro infinito di possibilità. I genderqueer possono talvolta definirsi anche come «terzo genere» o come «genere neutrale»;
- Lesbica: colei che si riconosce come femmina e prova attrazione per persone di sesso femminile;
- Gay: viene utilizzato come omonimo maschile di lesbica. Colui che si riconosce come maschio e prova attrazione per persone di sesso maschile;
- Bisessuale: persone che sono attratte sia dai maschi che dalle femmine. Non è da intendersi come un risultato evolutivo incompleto ma stabile;
- Pansessuale: persone cui l’appartenenza di genere non interessa ma sono attratte dalla persona. Possono essere attratte da una persona transgender, bisessuale, cisgender, genderqueer ecc.
- Intersessuale/interceder: coloro che presentano sindromi dove i cromosomi o i caratteri sessuali secondari misti non sono definiti biologicamente. Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili (perché i genitali non sono definibili oppure perché i cromosomi sessuali non sono xx o xy, possono ad esempio essere xxy)
- TGNC, Transgender,Gender Non Conforming: comprende le sfumature del genere di chi non sente il proprio corpo allineato alla propria psiche;
- Asessuale: individuo che non prova attrazione fisica per nessuno. Naturalmente, questo non vuol dire che non vive l’aspetto sentimentale, emotivo o romantico.
Qual è il mio ruolo di genere?
In che modo esprimo mio genere a me stesso e al mondo?
Definisce il modo in cui, attraverso comportamenti verbali e non verbali, si esprime la propria identità di genere. Il ruolo di genere risponde a moltissime pressioni sociali e soprattutto culturali, rispetto a cosa ci si aspetta da una femmina e cosa ci si aspetta da un maschio. I modi, il linguaggio, l’abbigliamento, le scelte, le preferenze, i gusti, le fantasie, le aspirazioni, le pratiche erotiche. Ogni cultura definisce le manifestazioni “coerenti” all’interno dei ruoli di genere.
Quale sento essere il mio orientamento sessuale?
Risponde alla domanda: da chi o cosa sono attratto sessualmente ed emotivamente?
Significa capire a quale identità di genere si appartiene.
LGBT – cosa significa?
È una comunità che fa riferimento ad una fluidità sessuale non fissa, non rigida, non stabile ma che permette di non autodefinirsi nella piena libertà personale, poiché la sessualità, l’emotività, i sentimenti e l’attrazione possono modificarsi nel corso del tempo e della vita. I due prefissi latini Cis e Trans indicano due poli opposti che rispettivamente significano “al di qua” e “al di là”, trai quali si rivelano diversi gradi di libertà.
Questa comunità mette in discussione la naturalità dell’identità di genere, dell’identità sessuale e degli atti sessuali di ciascun individuo, affermando invece che esse sono interamente o in parte costrutti sociali, e che quindi gli individui non possono essere realmente descritti con un sostantivo come “eterosessuale” o “uomo”.
La teoria queer sfida pertanto la pratica comune di dividere in compartimenti separati la descrizione di una persona perché “entri” in una o più particolari categorie definite.
Il Disturbo dell’identità di genere
Il Disturbo dell’identità di genere costituiva una diagnosi controversa nel DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Il termine veniva considerato dispregiativo dalle persone il cui genere alla nascita era diverso dal genere cui venivano identificate successivamente.
Il DSM V ha modificato i criteri e rinominato il disturbo come Disforia di genere, sottolineando come i dubbi relativi al proprio genere o alla non conformità del genere non costituissero un disturbo mentale.
Alcune persone alla nascita hanno i genitali e/o i caratteri sessuali secondari (quelli esterni) che non sono definibili come esclusivamente maschio o femmina.
C’è una piccola parte di popolazione che ha contemporaneamente alcuni fattori maschili e alcuni femminili. Questa condizione viene considerata disturbo di Disforia di genere, quando alla nascita l’identità di genere è controversa e nel corso del tempo diviene non congruenza di genere, quando i dubbi relativi al proprio genere producono un vissuto di disagio e compromissione significativa in ambito sociale, lavorativo e in altre aree importanti della vita dell’individuo.
La tendenza, in quasi tutto il mondo occidentale, è quella di intervenire chirurgicamente, stabilendo uno dei due sessi.
Chi lo decide? I medici e i genitori.
Solitamente tutti questi fattori conducono o alla femminilità o alla mascolinità. Le comunità omosessuale ritiene che il proprio vissuto e comportamento appartengano comunque ad un aspetto naturale, non innaturale, degli individui, e che quindi la “normalità” non sia l’eterosessualità ma la spontaneità del proprio sentire.
Non accettano di essere collocati nelle categorie di “innaturale” o “anormale” per la propria condizione.
Le operazioni ai genitali non sono necessarie alla sopravvivenza!
A Londra, il modello utilizzato dalla Tavistock presso il servizio per lo sviluppo dell’identità di genere, è quello dell’University Medical Center di Amsterdam: terapie “affermative” che tendono ad attestare l’identità di genere vissuta e percepita, non a reprimerla. Il Prof. Di Ceglie sintetizza così: “Mantenere sempre aperta l’incertezza”.
Sappiamo quanto poco tolleriamo l’incertezza, il dubbio, il sospeso … Lo vediamo nella facilità con cui creiamo categorie dove inserire fatti e persone, creando pregiudizi e stereotipi.
I bambini e gli adolescenti spesso preferirebbero morire piuttosto che rivelarsi ai propri genitori e amici: la difficoltà di accettare una situazione del genere da parte della famiglia e della società può spesso indurre i ragazzi al suicidio, per paura di non essere accettati una volta fatto coming out.
Inutile dire quanto questo genere di problematiche ricadano poi sull’autostima delle persone che hanno questo vissuto e quanto, dall’altra parte, vengano rafforzati i pregiudizi e gli stereotipi. E’ sufficiente rimanere all’interno del mondo cisgender per constatare come questo sia diretto da copioni sessuali che fondano la loro natura su una semplificazione delle manifestazioni umane, concependo il funzionamento sessuale maschile e femminile come qualcosa di quantificabile e meccanico.
Oggi, l’umanità è costituita da individui con un’infinità di variabili soggettive, ognuna delle quali ha il diritto di vivere in condizioni scelte e individuate personalmente.
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