L’attaccamento

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Tutti nasciamo con un “corredo interno” nel quale sono presenti dei meccanismi necessari per la sopravvivenza, i Sistemi Motivazionali Interni (SMI). Il primo a manifestarsi nel neonato è il Sistema Motivazionale Interno dell’Attaccamento che stimola l’adulto a rispondere con un altro SMI, quello dell’Accudimento. Vediamo meglio di cosa si tratta!

 

Sistemi Motivazionali Interni: Attaccamento e Accudimento

Nella prima infanzia, i bambini possiedono un repertorio limitato con cui poter gestire e regolare gli stati emotivi interni. Imparano però presto che comunicare un’emozione è un buon comportamento sociale che suscita risposte negli adulti.

Siamo sulla spiaggia, è una bella giornata estiva, non fa caldissimo. È giugno e in spiaggia ci sono solo mamme con i loro bambini. Giugno è il mese migliore per andare al mare con i bambini piccoli. Su un asciugamano, vicino al bagnasciuga, c’è una donna: ha un’espressione preoccupata. È seduta di fronte al suo bambino che piagnucola, e lo guarda con occhi pieni di lacrime, sconsolata. Cosa vuole, cosa sta chiedendo quel piccolo essere? Sta male? Ha fame? Ha sonno? Cosa gli manca?

La donna non sa cosa fare, ha provato a farlo dormire ninnandolo, gli ha offerto un biscotto, gli ha anche fatto un lieve massaggio sulla pancia… ma niente ha funzionato, e lei è confusa. Lei ama il suo bambino, ma non si sente all’altezza, non si sente capace. Poco distante, un’altra mamma con tre piccoli intorno la guarda, e si avvicina, prende in braccio il piccolo e con calma e tranquillità lo ninna. Il piccolo si rilassa e si addormenta…

Nella scena sopra descritta, c’è un bambino che prova un disagio (può essere fame, dolore, bisogno di sentirsi tenuto in braccio), che lo spinge a mettere in atto un comportamento (piangere) per ricevere appagamento, gratificazione o, comunque, per placare quel disagio. In questo caso specifico, il pianto sembra diretto allo scopo di ridurre l’ansia, di ricevere protezione.

Nel neonato è attivo il Sistema Motivazionale dell’Attaccamento, al quale il genitore o caregiver risponde con il Sistema Motivazionale dell’Accudimento, attivando comportamenti per regolare le emozioni del bambino. Inizia così, nel corso del tempo, un processo di regolazione reciproca, dove la risposta dell’adulto e la modalità di domanda del piccolo più efficaci saranno quelle che entreranno nel loro repertorio di comunicazione e scambio.

Nasce quindi una “sintonizzazione” tra i due che costituirà il loro modello di attaccamento.

La relazione di attaccamento con le figure genitoriali

Il primo canale di comunicazione tra madre figlio è dunque quello emozionale.

Le esperienze precoci organizzano un Modello Operativo Interno (MOI) riferito al funzionamento della relazione di attaccamento. I sistemi motivazionali interni aiutano il bambino a interpretare il presente e a “prevedere” il futuro delle sue relazioni.

Gli esseri umani hanno una predisposizione innata a formare relazioni di attaccamento con le figure genitoriali poiché ciò assicura loro sopravvivenza, quindi la futura diffusione della specie. Tuttavia, le relazioni producono anche sensazioni di conforto affettivo nei confronti del mondo sconosciuto.

Il tipo di relazione di attaccamento determinerà il funzionamento mentale del bambino.
  • Un bambino che ha vissuto con figure genitoriali affidabili, sicure e disponibili, costruirà una mappa di comportamenti sicuri, perlopiù inconsci. Questo gli darà la sicurezza che, ogni qual volta potrà trovarsi in difficoltà, vi saranno persone fidate che gli verranno in aiuto (Bowlby 1979);
  • Un bambino che ha avuto esperienze precoci di relazioni fatte di indisponibilità o disponibilità discontinua, con figure genitoriali incapaci di sintonizzarsi, inaccessibili nel fornire cura e protezione, si sentirà solo e rifiutato, e reagirà evitando il mondo o opponendosi.

In base alle sue prime esperienze, il bambino penserà quindi al mondo come disponibile, indisponibile o pericoloso, organizzando una risposta adeguata in base alle esperienze avute.

I Modelli di Attaccamento

Freud diceva che la relazione del bambino con la madre è la prima e la più forte relazione d’amore e sarà poi il prototipo di tutte le successive relazioni amorose. La relazione di attaccamento è un legame che ci segue nella vita con specifiche persone a cui ci rivolgiamo quando ci sentiamo bisognosi o vulnerabili, per richiedere conforto e protezione.

Alcuni autori quali Heinsworth, Bowlby e Mann hanno elaborato nel tempo, attraverso osservazioni ecologiche, la Teoria dell’Attaccamento, individuando quattro modelli:

  • Attaccamento sicuro
  • Attaccamento insicuro-evitante
  • Attaccamento insicuro-ambivalente
  • Attaccamento disorganizzato
Modello di attaccamento sicuro

Il bambino con attaccamento sicuro avverte la figura di riferimento come sicura ed accettante, percependo nell’adulto intenzioni di amore e cura. Coglierà queste intenzioni anche se l’adulto dovesse commettere errori, perché ci sarà riparazione. I neuroni specchio percepiscono le intenzioni dietro alle azioni.

Modello di attaccamento insicuro-evitante

I caregiver del bambino con attaccamento insicuro-evitante non hanno la capacità di essere presenti con se stessi e nei loro rapporti. Sono genitori che si mostrano distanti o rifiutano il bambino. Al contrario, quando queste figure genitoriali si dimostrano troppo presenti e intrusive, il piccolo percepisce che le sue necessità non vengono soddisfatte o teme che rimarranno insoddisfatte in futuro: da qui nascerà un senso di ansia o evitazione come forma di auto-protezione all’abbandono e all’indifferenza anticipata. Questi bambini, cresceranno guardando il mondo solo attraverso l’aspetto tangibile e misurabile, trascurando quello soggettivo, mentale, emotivo. Quindi, avranno una cecità sia verso il proprio mondo interno che verso quello degli altri.

Modello di attaccamento insicuro-ambivalente

Il bambino con attaccamento insicuro – ambivalente ha sperimentato l’ansia del genitore di fronte alle sue richieste. Il genitore ha dubbi sulla propria capacità di farsi carico delle frustrazioni del bambino, è un genitore preoccupato. I neuroni specchio del bambino si comportano come neuroni “spugna” poiché assorbono lo stato interno del genitore, uno stato irrisolto e confuso.

Modello di attaccamento disorganizzato

Infine, il bambino con attaccamento disorganizzato ha vissuto esperienze terrificanti con genitori terrorizzati e terrorizzanti. Il bambino ha percepito paura nell’adulto e questo ha provocato in lui una dissociazione, una frammentazione del Sé. Si tratta solitamente di bambini che sono stati abusati emozionalmente, fisicamente, sessualmente. La scissione interna interviene perché è una situazione insostenibile, non c’è soluzione alla paura che il bambino sente poiché da una parte c’è il bisogno di andare verso il genitore per sopravvivere, dall’altra quello di allontanarsi. L’intero sistema collassa e si frammenta con la dissociazione. Purtroppo, questi bambini saranno, da adulti, incapaci di regolare le loro emozioni e di provare empatia.

I modelli di attaccamento da adulti

Da adulti invece, se l’immagine che la persona ha di sé viene stabilita come meritevole d’amore e di sostegno o meno, positiva o negativa, e se l’immagine che si forma nell’altro è “fidato” o “inaffidabile”, si formano delle combinazioni:

  • Chi ha vissuto un attaccamento sicuro è una persona che sa aiutarsi, ma che sa anche chiedere e offrire aiuto. L’attaccamento definito sicuro è dato da una rappresentazione di se stesso meritevole e dell’altro disponibile;
  • Chi ha vissuto un attaccamento evitante ha sperimentato un’immagine di sé non amabile e dell’altro non disponibile.
  • Chi ha vissuto un attaccamento insicuro ambivalente combina un’immagine di sé non amabile con quella dell’altro inaffidabile.

Quando da adulti formiamo una coppia, tendiamo a confermare le rappresentazioni di noi stessi e degli altri che si sono formate nella prima infanzia. Infatti, le nostre esperienze da adulti dipendono da come si è sviluppato il nostro sistema di attaccamento all’interno delle prime relazioni.

Tuttavia, in alcune circostanze (quali ad esempio la perdita di un genitore, il divorzio dei genitori, maltrattamenti subiti o l’incontro con un adulto di riferimento responsabile e affidabile) si possono sperimentare modelli di attaccamento diversi da quelli vissuti nella prima infanzia: una spinta verso una riorganizzazione dei legami.

Spesso, la psicoterapia permette la consapevolezza del proprio stile di attaccamento e la possibilità di intervenire se questo non permette di viversi le relazioni con fiducia. È possibile riorganizzare il proprio modello di attaccamento proprio attraverso la relazione terapeutica, fornendo sicurezza e assertività![/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]