Terapia EMDR

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Il vissuto traumatico di Claudia, desensibilizzato attraverso la terapia EMDR

Una giovane ragazza mi chiede una consulenza.

Si chiama Claudia, ha 22 anni, è iscritta alla facoltà di biologia ma non riesce a dare neanche un esame. Non si sente all’altezza.

È una ragazza minuta, con le spalle un po’ curve e piegate in avanti. Si muove piano, parla quasi sottovoce.

Raccolgo la sua storia: a scuola non si è mai sentita preparata a sufficienza, non si è mai sentita pronta, sicura, mai all’altezza di una buona performance.

Tra le altre cose, emerge che quando era piccola la sera non voleva proprio mangiare: avrebbe voluto aspettare il papà e cenare con lui ma veniva costretta dalla mamma ad ingoiare a forza il cibo.

Ogni sera, dopo cena, Claudia aspettava il papà al rientro dal lavoro, seduta a terra davanti al suo studio con un’espressione triste e sconsolata: ogni volta la cena si svolgeva allo stesso modo, senza il suo papà, forzata a mangiare dalla mamma.

Il papà di Claudia era un medico.

Ogni volta al suo rientro a casa si recava diretto verso il suo studio, la scavalcava e si chiudeva la porta dietro, non mostrando alcun segno alla presenza di sua figlia.

Al richiamo della madre, e alla costrizione ad alzarsi, Claudia puntualmente vomitava. Ormai il pavimento era segnato da una macchia opaca, sempre nello stesso punto.

Le chiedo: “Come ti sentivi?”, “Non mi sentivo mai all’altezza di un suo sguardo”, mi risponde.

La prima cosa che ritengo sia utile per Claudia è quella di sperimentare il sentirsi vista, l’essere ascoltata, l’attenzione a tutti quei comportamenti verbali senza giudizio. Rimandare la sensazione di essere importante. Un’esperienza terapeutica emozionale correttiva.

Decidiamo di fare EMDR su questo ricordo, le chiedo qual era il momento peggiore di cui avesse memoria a riguardo: “Il momento in cui papà mi superava alzando la gamba e poi scompariva dietro la porta”, mi risponde.

Nel corso della terapia EMDR, le associazioni che si fanno avanti nella sua mente riguardano il disagio di quando un ragazzo inizialmente attratto non mostrava più interesse per lei, oppure, ancora più indietro, le difficoltà dei primi giorni di scuola dove tutti facevano amicizia ma a lei non si avvicinava nessuno… Lo sport, i saggi di fine anno… Claudia finiva sempre per vomitare al momento dell’esibizione.

Sempre la stessa emozione, lo stesso pensiero, lo stesso disagio.

All’improvviso, Claudia ricorda qualcosa in più: in passato aveva sentito qualcuno della famiglia far riferimento ai “bicchierini di troppo” del padre, quando ci si riuniva per gli anniversari o per le feste comandate. Arriva una congiunzione che apre una nuova prospettiva nel significato dell’assenza emotiva del padre.

Il padre di Claudia, prima di rientrare a casa, beveva.

Non ero io che non andavo bene … era lui che non si sentiva all’altezza … prima di rientrare beveva …”. Piangendo, Claudia prende coscienza ricollegando gli eventi in un contesto più ampio.

Da una prospettiva diversa, completa, che attribuisce un significato diverso a quel “Non sono all’altezza”: questo diventa “Io sono all’altezza”, “avevo creduto di avere una responsabilità nel non essere vista … invece era lui che non voleva essere visto!”.

Ogni volta che Claudia si è trovata ad affrontare una prova, a doversi mettere in qualche modo al centro dell’attenzione, si ripresentava quel “non sono all’altezza”, poiché quella era la sua esperienza con una delle persone più significative della sua vita, a seguito di quei tristi vissuti con il padre.

Aspettandosi inevitabilmente il risultato già vissuto del “non essere vista”, si metteva inconsapevolmente nella posizione di non essere vista.

La ricostruzione e l’elaborazione degli episodi traumatici hanno permesso l’integrazione tra la memoria episodica e quella semantica, il passaggio dalla memoria implicita a quella esplicita.

Alcune memorie non erano state integrate nella storia di Claudia; con l’EMDR, queste sono diventate accessibili e consapevoli ed è quindi stato possibile rivalutarle.

Claudia oggi ha affrontato tutti gli esami del corso con entusiasmo e determinazione. Si è laureata con il massimo dei voti.

La terapia EMDR: che cos’è e come funziona

Il trauma è una reazione psichica, una ferita causata da un fattore traumatico che comporta un impatto emotivo intollerabile e angosciante.

L’EMDR, acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing (Processo di elaborazione attraverso il movimento oculare) è un metodo psicoterapeutico dove la possibilità di cambiamento è più rapida che in una psicoterapia classica.

I movimenti oculari bilaterali (come quelli del sonno REM) permettono una rielaborazione del trauma. Il trauma può essere identificato in un evento palesemente negativo (incidenti, lutti, catastrofi – traumi con la T maiuscola) ma anche in un vissuto meno manifesto (traumi con la t minuscola), appartenente ad una relazione quotidiana, con persone nelle quali si riponeva fiducia (ad esempio, essere maltrattati e abusati fisicamente o psicologicamente, avere la convinzione di non essere all’altezza …).

Ogni volta che un evento negativo ha un impatto eccessivo nel nostro sistema emozionale, e non riusciamo ad elaborarlo, questo rimane “congelato” nella rete neurale e non affronta il percorso di elaborazione che permetterebbe una risposta adeguata allo stimolo.

Con l’EMDR il paziente, partendo da un vissuto traumatico di disagio e di disturbo psicologico, riesce ad aggiungere, attraverso le sue associazioni, numerosi vissuti contenenti lo stesso tipo di disagio, fino ad arrivare alla comprensione di un filo rosso che collega tutte queste immagini.

L’impatto con il primo evento traumatico si desensibilizza, ovvero se ne riduce il disturbo e i significati e le emozioni si ristrutturano assumendo una forma diversa, meno disagevole.

Cosa accade?

Accade che nel tornare a guardare da vicino l’evento ci si rende conto che il pericolo è passato.

La cognizione negativa che avevamo di noi stessi, conseguenza del comportamento dell’altro, si riorganizza in una nuova immagine di sé, epurata dal disagio e più aderente alla realtà e a quello che stiamo comprendendo.

Il disagio si ridimensiona, si desensibilizza.

Che vuol dire?

Vuol dire che quel disagio portato dietro per anni con la stessa potenza disturbante di quando è avvenuto, perde la sua carica di verità̀.

Lo sguardo su quel contesto si apre e vengono inserite più ampie significazioni dell’accaduto.

EMDR: elaborare il trauma riorganizzando lo schema cognitivo, emotivo e comportamentale

L’EMDR si basa sul modello di Elaborazione Adattiva dell’informazione, la quale sostiene che in noi vi è un sistema fisiologico innato, progettato per trasformare input disturbanti in una risoluzione adattiva e in una sana integrazione psicologica.

Il trauma può disturbare il sistema di elaborazione dell’informazione provocando la memorizzazione delle percezioni nella loro forma originale, manifestata dai sintomi del PTSD (disturbo post traumatico da stress, Shapiro 1995). La rielaborazione di eventi traumatici del passato permette con l’EMDR di intervenire su vari aspetti connessi alla malattia e/o al disagio, riorganizzando lo schema cognitivo, emotivo e comportamentale in una modalità più adattiva.

Spesso, nella sofferenza, la qualità del ricordo rimane la stessa anche dopo mesi, anni e decenni dall’evento traumatico. Se ne ha avuto riscontro attraverso le tecniche di neuroimmagine, nello specifico con la Risonanza Magnetica funzionale sul cervello prima e dopo l’EMDR.

Osservando le immagini prima della RM si può notare come siano attivate le zone dell’area libica (sede delle emozioni), le risposte biochimiche (adrenalina, cortisone ecc.) legate all’evento traumatico: queste rimangono “intrappolate” nella rete neurale del sistema libico come le stesse emozioni e convinzioni vissute nel momento del trauma, e non vengono quindi processate. Dopo la terapia EMDR questa attivazione si sposta verso le aree cognitive e associative permettendo la rielaborazione cognitiva dell’evento traumatico e riportando una normalizzazione dei livelli biochimici.

Le esperienze della vita sono cibo affettivo che facciamo nostro attraverso un processo simile a quello della digestione. Nel trauma, queste esperienze non vengono digerite ma rimangono presenti come fossero ancora attuali nel sistema libico.

Ogni volta che parliamo di trauma, ci riferiamo alle manifestazioni cliniche di un’esperienza negativa, da cui derivano una disorganizzazione ed una disregolazione del sistema biologico di una persona.

Le esperienze modificano il cervello cambiando le sue connessioni attraverso la neuroplasticità. Finché non viene “digerito”, il ricordo traumatico bloccato mantiene tutta la sua potenza.

La terapia EMDR permette di trasformare le percezioni immagazzinate in modo disfunzionale, di farle muovere verso la comprensione ed immagazzinarle in modo adattivo nella nostra storia personale.

L’utilizzo dell’EMDR è ormai riconosciuto ovunque, non solo per i pazienti con Disturbo Post Traumatico da Stress, ma anche per il trattamento di traumi relazionali che sono alla base di tanti disturbi psicologici.

La ricerca scientifica continua ad individuare quali siano le strutture e le aree cerebrali implicate nella rielaborazione dei ricordi traumatici e ad evidenziare i cambiamenti a livello neurofisiologico a seguito di una terapia EMDR.

L’Associazione EMDR Italia

L’Associazione
EMDR Italia negli anni si è avvalsa ed ha contribuito a vari progetti di ricerca scientifica affiancandosi e collaborando con numerose strutture, quali L’Università Bicocca di Milano, La Sapienza di Roma, l’Università di Parma, La Cattolica di Milano, insieme al CNR e a molti ospedali come il Gemelli, la Clinica Mangiagalli, l’Amedeo di Savoia ecc.

I risultati di queste ricerche hanno una notevole rilevanza scientifica e hanno portato ad alcune pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche internazionali. L’EMDR è inserita nelle linee guida internazionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul trattamento del trauma insieme all’UNHCR (Humanitaria Intervention Guide).

L’associazione Italiana EMDR collabora con la Protezione Civile e con le ASL e le università di diverse regioni.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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