[vc_row][vc_column][vc_column_text]Io non ti chiedo che una cosa: anche se non mi ami più, lasciati amare
Non potendo avere il sorriso dell’amore, mi accontento della sua smorfia
Adele H. – Una storia d’amore, di Francois Truffaut
Quanti di noi hanno vissuto l’innamoramento come un momento di follia?!
Spesso, prima di innamorarci davvero, abbiamo fatto varie prove della nostra capacità d’amare con idoli della musica o del cinema… si impazziva nel vederli, si riempivano le pagine dei diari con le loro foto ritagliate dai giornali, si trascorrevano delle ore ad ascoltare sempre la stessa canzone…
Queste erano prove tecniche di trasmissione affettiva.
Poi, quando l’altro era arrivato davvero, senza di lui/lei ci sentivamo morire: non si mangiava, non si dormiva… Si sentivano le farfalle nello stomaco.
In seguito, dopo i primi fuochi, si mettevano dei confini, creando una zona ponte tra l’io e il tu, a significare che: Mi piaci tanto, ti amo tanto, ma devo sentirmi piacente ed amato/amabile.
Ci sono però relazioni che non evolvono in questo modo: si tratta delle relazioni di Dipendenza Affettiva.
La Dipendenza Affettiva è definita come uno stato patologico dove la relazione di coppia è vissuta come assolutamente necessaria per la propria esistenza, non c’è reciprocità.
Ciò significa che solitamente queste coppie si costituiscono sulla base dei propri bisogni.
Perchè Dipendenza?
Perchè non si percepisce la possibilità di scelta, è come una vera e propria dipendenza da sostanze stupefacenti, ma centrata su una persona.
Il disturbo di personalità dipendente è caratterizzato da un senso di costrizione a dipendere da qualcuno, è percepito come un legame esclusivo. La personalità dipendente vuole essere accudita, nutrita dalla presenza dell’altro.
Quando queste persone provano un vuoto esistenziale nella mancanza, l’altro e solo l’altro è in grado di modificare temporaneamente lo stato di sofferenza psichica… Ci si annulla e non si ascoltano i propri bisogni, in quella relazione il bisogno principale è essere accettati. Il pericolo maggiore, la paura più grande, è la perdita, la separazione, la rottura del rapporto e, in virtù di questo, si è disposti a tutto. Anche alla sottomissione. Si vive una dedizione incondizionata, dove lui/lei viene sopravvalutato/a in modo irrealistico, idealizzato.
La persona dipendente proietta una parte di sé nell’altro, ed è per questo che non se ne può separare: idealizzando il partner, aumenta la propria autostima, non rendendosi conto di ottenere invece l’effetto contrario.
La modalità relazionale in cui il soggetto si rivolge continuamente agli altri per essere aiutato, guidato, sostenuto crea l’individuo dipendente che fonda la propria autostima sull’approvazione e la rassicurazione altrui ed è incapace di prendere decisioni senza un rimando esterno.
Umberto Galimberti
Chi soffre di Dipendenza Affettiva?
Coloro che non hanno potuto creare una buona autostima di sé nelle prime esperienze di vita. Naturalmente, questo vissuto è molto doloroso: la persona che soffre per dipendenza affettiva è sequestrata da questa condizione, si sente prigioniera e non può farne a meno, pena una sofferenza maggiore. La personalità dipendente ha difficoltà a riconoscere i propri stati emotivi, ha riscontro di sé stesso solo nell’interpretazione e soddisfazione dei bisogni dell’altro.
Nel gergo comune spesso queste persone vengono definite con il termine crocerossine, poiché si fanno carico totalmente del partner. Evidentemente, la/il crocerossina/o ha bisogno di un malato da curare. Ma il destinatario di queste cure non può guarire, altrimenti verrebbe meno la continua attenzione da parte dell’altro.
Quando e come nasce la Dipendenza Affettiva?
La dipendenza affettiva nasce nei primi anni di vita, quando si ha effettivamente bisogno di essere nutriti, in tutti i sensi.
Il bambino piccolo vorrebbe rimanere nella costante dipendenza dalla figura di riferimento che appaga ogni suo bisogno. Un genitore capace aiuta il bambino a sviluppare la capacità di autoregolarsi e a creare una identità che si auto conferma assumendo coerenza e stabilità.
L’adulto sostiene il bambino nell’assumere il potere di intervenire sui propri stati d’animo, imparando a gestire le piccole frustrazioni, anche a tollerare di non avere la soddisfazione immediata dei suoi bisogni e di poter così accedere al desiderio e creare piccoli progetti.
Un’evoluzione sana durante gli anni della crescita porta all’indipendenza.
Se all’inizio era necessario essere riconosciuti come soggetti da un altro essere umano, con il crescere si arriva ad una indipendenza, alla capacità di percepirsi come soggetto e a riconoscere che ci sono confini tra sé e gli altri. Ci si riconosce degni d’amore e si riconoscono i propri bisogni come importanti, non rimanendo nell’aspettativa che l’altro li soddisfi.
Da adulti non possiamo chiedere a qualcun’altro di soddisfare i nostri bisogni. Invece, possiamo condividere i nostri desideri: in questo modo saremo diventati capaci di riconoscere la nostra individualità, di capire le nostre emozioni, di trovare un equilibrio tra ciò che siamo e ciò che ci rimanda il mondo.
Da bambini, quando si rimane intrappolati nella mancata risposta dell’altro a noi significativo, quando questo non si rende disponibile e ci lascia in sospeso sulla nostra immagine, ci si sente giudicati, non all’altezza, non abbastanza. Questa stessa cognizione di sé si ripresenterà di fronte alla persona amata, alla quale verrà chiesto costantemente conforto, soprattutto attraverso le innumerevoli attenzioni che le verranno fornite (Dimmi che vado bene, dimmi che mi ami, che ho valore)…
La coppia nella Dipendenza Affettiva
La percezione di sé che si ha nella dipendenza affettiva è quella di una persona fragile e bisognosa. Le paure più grandi sono la separazione, la perdita e l’abbandono, si vivono costantemente stati di grande ansia e agitazione che portano a pensieri ossessivi riguardanti la gelosia e la mancanza di fiducia e certezze riguardo al proprio valore. Emozioni che in qualche modo stimolano nell’altro aggressività e allontanamento. Chi è dipendente, ha la tendenza ad assumersi le responsabilità del partner e spesso soffre di senso di colpa, di ansia sul destino della relazione, ha difficoltà nel riconoscere le proprie emozioni non legate alla relazione. Purtroppo, la sofferenza può arrivare a limiti pericolosi e a volte a far assumere atteggiamenti di stalking, poiché non c’è il controllo degli impulsi, avendo la relazione assunto dimensioni vitali.
Dall’altra parte, il partner da cui si dipende farà di tutto per mettere distanza, facendo sentire l’altro marginale, mettendo invece sempre più al centro sé stesso. Spesso è denigrante, scostante. È questo atteggiamento a rinforzare le paure, le insicurezze e le preoccupazioni nei confronti della perdita del partner.
Molto spesso, nella dipendenza affettiva la coppia è formata da dipendente e co-dipendente. In effetti, la persona con dipendenza affettiva sceglie un partner che non vuole assolutamente coinvolgersi, cioè mostra un basso coinvolgimento affettivo. Con queste caratteristiche di coppia il fallimento o la sensazione di sentirsi sempre bisognosi è perpetuata.
È un gioco di potere: quando la persona dipendente mostra totale dedizione il co-dipendente si mostra non interessato, aggressivo, lontano; viceversa, se la persona dipendente va in crisi e tenta di allontanarsi, il co-dipendente torna sui suoi passi mostrandosi interessato, utilizzando la seduzione per controllare il partner.
In realtà, dietro ad atteggiamenti di grandiosità anche i co-dipendenti nascondono bassa autostima. Alternano disponibilità e indisponibilità alle richieste, sono dispotici e sembrano non mostrare alcuna dipendenza. Ma se vengono lasciati, faranno di tutto per ripristinare la situazione precedente. Sono dei partner con tratti narcisisti, e spesso hanno dipendenze di altra natura (da sostanze, dal gioco d’azzardo…). I loro vissuti, le loro prime esperienze sono spesso legate alla paura dell’intimità o all’ambivalenza nei confronti della dipendenza, per l’estremo bisogno che hanno possono percepire la paura di fondersi con l’altro. Per alcuni il rischio è troppo grande e, se la relazione diventa troppo impegnativa, tendono a chiuderla per evitare di entrare in contatto con la loro bassa autostima.
Durante la terapia, le persone che soffrono di dipendenza affettiva nel loro racconto mettono sullo sfondo tutte quelle situazioni di disagio e di maltrattamenti subiti, portando in primo piano solo quelle rare situazioni di riconoscimento avuto, cercando di compensare e rimanendo fermi ad una storia tutta riscritta nella propria fantasia.
In questo stato di bisogno profondo, la percezione che le cose non vadano come dovrebbero spesso c’è! Se si coglie questo momento per chiedere aiuto, ci si permette la possibilità di rendersi consapevoli integrando questo vissuto alla propria storia.
In terapia è possibile sentire le proprie emozioni, acquisire competenza nel dargli significato e recuperare la facoltà di ascoltarsi e di darsi valore, importanza, considerazione, tutte quelle caratteristiche che appartengono ad una sana autostima.
Così, la vita affettiva può cambiare, può migliorare.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]