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“Che Ansia”.
L’ansia può sembrare un grande mostro invincibile, ma è più vulnerabile di quanto pensiate. Basta un respiro profondo, un pensiero positivo, un sorriso, e si sgretola come un castello di sabbia! Vediamo insieme come.
Provate a rispondere agli stati sotto descritti:
❝Ho assoluto bisogno di sentirmi amato, ben giudicato, approvato❞
❝Devo sentirmi o essere sempre adeguato ad ogni situazione, non posso permettermi di sbagliare❞
❝Se qualcuno non si comporta come io mi aspetto mi sento a disagio e arrabbiato❞
❝Se le cose non vanno come penso sia giusto, vado in forte sofferenza❞
❝Se le cose andassero sempre come penso io, sarei felice❞
❝Sono costantemente in preoccupazione e devo tenere sotto controllo qualsiasi situazione❞
❝Se sento di non riuscire in qualche cosa la evito❞
❝Sento che senza il corretto comportamento dell’altro questo inficerà la mia immagine❞
❝La mia storia, le mie esperienze passate hanno minato in modo irreparabile il mio presente ed il mio futuro e non posso più cambiare niente❞
Vi ritrovate in alcuni di essi? Vi suonano familiari?
Si tratta di vissuti di ansia. Essi nascondono spesso traumi subiti, da quelli più evidenti e manifesti, come violenze fisiche, incidenti, lutti, a quelli più celati, come nelle relazioni, il non essere stati amati, non considerati, non all’altezza.
L’ansia si manifesta in molte forme, dalle fobie nei confronti di diversi oggetti, persone o situazioni, a disturbi ossessivo compulsivi o disturbi post-traumatici da stress.
Scopriamo più da vicino che cos’è l’ansia, senza aver paura.
L’ansia è uno stato emotivo, spesso doloroso, caratterizzato da un’alterazione dei parametri biologici dell’organismo dove alcuni neurotrasmettitori (i cosiddetti messaggeri chimici) si attivano per segnalare una situazione di pericolo o di minaccia imminente. Tale situazione di allerta potrebbe a volte derivare da un conflitto inconscio che le difese dell’io non sono in grado di controllare.
Purtroppo, al disturbo d’ansia si aggiunge spesso la negazione della causa scatenante. Pur di non affrontare le vere cause si agisce con uno spostamento dell’eccitazione: il disagio vissuto si sposta, ad esempio, su una forma differente di eccitazione e la paura diventa rabbia.
In tempi antichi, i nostri antenati, vivendo costantemente situazioni di pericolo e di allerta, attivavano tutta una serie di risorse per sopravvivere alla minaccia. La loro frequenza cardiaca aumentava, la respirazione si modificava per ossigenare meglio il corpo, si affinavano i riflessi incrementando vigilanza e attenzione per preparare l’organismo alle maggiori prestazioni richieste, e per rinforzare tutte le funzionalità organiche necessarie per affrontare il pericolo.
Oggi la nostra esistenza non è soggetta a rischio come in antichità, eppure il nostro corpo, quando subisce l’ansia, riattiva tutte o alcune di queste modificazioni.
Davanti a richieste di performance elevate, un certo grado di ansia ha degli effetti positivi, in quanto consente all’organismo di migliorare il modo di affrontare le situazioni critiche caricandosi in maniera adeguata. Questa qualità è chiamata Eustress, lo sforzo buono, la situazione di ansia che migliora la capacità di attenzione, e di percezione. Grazie ad essa, la memoria e la concentrazione migliorano.
Più spesso però, l’ansia sopraggiunge in momenti e situazioni particolari dove non riusciamo a riconoscere il fattore scatenante: perchè?
Perchè ci tuteliamo: per non subire la costante preoccupazione di una determinata situazione, la causa e l’emozione ad essa legate si dissociano nella nostra mente. È come se avessimo dimenticato il perchè di quella paura e ne subissimo solo l’aspetto emotivo corredato dalle modificazioni organiche, tralasciandone l’aspetto cognitivo.
Se qualcosa è rimasto in sospeso, è irrisolto, l’ansia ha la stessa funzione della febbre: ci avverte che qualcosa non va. Quando abbiamo la febbre possiamo prendere un antipiretico per farla abbassare, ma se questa si rialzasse spesso dovremmo andare a scoprire la ragione: un’infiammazione? Un’infezione? Dove? Ed intervenire.
L’ansia ha lo stesso scopo di segnalare che da qualche parte c’è qualcosa che non va: possiamo prendere un ansiolitico per estinguere il sintomo ma se non siamo andati alla ricerca dell’origine, della sorgente, essa tornerà.
Molto dipende e deriva dal funzionamento psicologico della persona e dalle esperienze di vita. Spesso nella storia individuale c’è una ferita narcisistica prodotta da figure genitoriali inaffidabili e instabili, che hanno provocato insicurezza e ansia.
Vi lascio con alcuni consigli su come gestire l’ansia:
- spostate l’attenzione sugli aspetti soggettivi non trattandoli come oggettivi: pensate che, nonostante le sensazioni di dolore fisico, non si tratta di un infarto e non c’è pericolo di morte;
- fate altrettanto con i pensieri: spostate l’attenzione su qualcosa che richieda concentrazione, come si chiamava quella persona, quella strada, oppure guardatevi intorno e concentratevi su ciò che vi circonda, gli oggetti le persone, i dettagli;
- intervenite sul respiro facendo un grande sbadiglio, di modo che l’aria entrerà a fondo nei polmoni; poi, contando fino a tre inspirate con il naso e fino a quattro espirando con la bocca, impegnandovi a riportare il respiro ad una frequenza normale. Questo aiuterà il vostro corpo a ristabilire un ritmo normale e a far sì che i muscoli si ammorbidiscano, rilasciando le tensioni;
- camminate: in questo modo scaricherete l’adrenalina in eccesso e ripristinerete l’equilibrio;
- ricercate nella vostra mente una situazione piacevole che avete vissuto, magari con una persona cara, di cui vi fidate. Recuperate quel ricordo e ripassatelo a mente in tutti i suoi dettagli, ricordando tutte le sensazioni: com’era la temperatura, quali erano i suoni, gli odori, le immagini.
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